CAP.10: LA LEGGE DEL RITORNO

Abbiamo una certezza : la conversione lineare delle risorse in rifiuti è insostenibile in un pianeta finito. Più insostenibile ancora è la crescita esponenziale, sia dello sfruttamento delle risorse che del denaro o della popolazione. Non solo è insostenibile : è anche innaturale. In ecologia nessuna specie crea spazzatura che le altre specie non possano usare. Nessun’altra specie crea montagne di sostanze tossiche per tutte le altre forme di vita, come la diossina, o il PCB o i rifiuti radioattivi. La nostra crescita economica lineare/esponenziale viola apertamente la legge naturale del ritorno, il ciclo delle risorse.

Un’economia sacra è un’estensione dell’ecologia ed obbedisce alle leggi della natura, fra queste la legge del ritorno. Nella fattispecie questo significa che ogni sostanza prodotta da processi industriali o da altre attività umane viene usata sia in attività umane sia, alla fine, ricondotta all’ecologia, con un tasso di smaltibilità che altri esseri viventi possano completare. Questo significa che non devono più esistere rifiuti industriali. Così come avviene in natura i nostri rifiuti devono diventare cibo per altri. Perché chiamo “sacro” questo tipo di economia invece che ecologico o naturale ? E’ per la sacralità del dono. Obbedire alla legge del ritorno (o restituzione) è onorare lo spirito del Dono poiché noi riceviamo ciò che ci è stato dato e a partire da questo, noi doniamo a nostra volta.

Il senso dei doni è che passino di mano in mano. Possiamo tenerli per un po’ e poi rimetterli in circolazione, oppure usarli, digerirli, integrarli e donarli sotto altra forma. Questa è una responsabilità sacra, ovvia sia da una prospettiva teistica che atea.

Dalla prospettiva teistica considera il mondo che ci è stato dato. Sarebbe un grave errore dire, come alcuni evangelici mi hanno detto, che è giusto usare la natura in modo distruttivo perché dopo tutto Dio ce l’ha data. Buttar via un dono, usarlo malamente significa svalutare il dono e chi te l’ha dato. Se tu fai un dono a qualcuno e lui lo butta nella spazzatura sotto i tuoi occhi, ti sentirai insultato e deluso, sicuramente non darai più niente a un tale individuo. Io penso che chiunque creda veramente in dio, non oserebbe minacciare in tal modo il creato ma invece farebbe l’uso più bello possibile della vita, della Terra e di tutto ciò che vi è in essa. Questo significa trattarla come un dono divino, quale essa è. Con gratitudine farne uso e poi restituire i doni. Questa è la motivazione teistica per cui io chiamo sacra un’economia a zero rifiuti.

Da una prospettiva atea, l’economia a zero rifiuti è la concretizzazione sul piano economico dell’interconnessione fra tutti gli esseri. Dà corpo alla verità del “ Ciò che fai agli altri fai a te stesso”. Al punto che se realizziamo che non esiste individuo separato da tutto, allora ci viene voglia di mettere in circolazione i nostri doni, di non aggredire e di amare gli altri così come amiamo noi stessi.

Da un punto di vista pratico, questa visione dell’economia sacra richiede di eliminare ciò che gli economisti chiamano “esternalizzazioni”. I costi esternalizzati sono costi di produzione che qualcun’altro dovrà pagare. Per es. il motivo per cui le verdure prodotte in California sono vendute più a buon mercato in Pennsylvania che a casa loro, è che non rispecchiano il loro costo reale. Siccome i produttori non sono in grado di pagare i costi correnti e futuri del consumo di acqua, dell’inquinamento da pesticidi e di altri effetti del loro modo di coltivare, questi costi non contribuiscono al prezzo di un cespo di lattuga. Inoltre il costo generato dal trasporto su camion è altamente finanziato per tenere bassi i prezzi. Il prezzo di un pieno di gasolio non include il costo dell’inquinamento che produce, né il costo delle guerre per impossessarsene, né il costo dell’estrazione. I costi del trasporto non includono i costi di costruzione e mantenimento delle autostrade. Se tutti questi costi fossero caricati su un cespo di lattuga, la lattuga della California sarebbe un acquisto proibitivo in Pennsylvania. Compreremmo solo cose assai speciali da posti così lontani. Molte industrie oggi lavorano solo perché i loro costi sono esternalizzati. Per es. i limiti legali per l’estrazione di petrolio e la fusione nucleare rendono più conveniente fare queste cose all’estero, anche se l’effetto di rete sulla società è negativo. Anche se la BP fosse disposta ad andare in bancarotta non avrebbe abbastanza soldi per pagare il conto della gigantesca perdita di petrolio nel Golfo del Messico. La BP pagherà dei costi trasferendo utili agli investitori ma non alla società. Ogni industria con un potenziale di perdite catastrofiche pratica un trasferimento di fondi dalle mani pubbliche alle mani di pochi. Queste industrie operano con Assicurazioni gratuite, loro fanno i profitti, noi ci prendiamo i rischi. Altrettanto avviene nell’industria finanziaria, dove gli operatori più grandi assumono grandi rischi sapendo che se falliscono riceveranno comunque un finanziamento statale per non fallire. I costi esternalizzati ricompensano, fanno diventare redditizie cose che non lo sono come i pozzi petroliferi nell’oceano e l’energia nucleare. L’eliminazione delle esternalizzazioni mette fine al motto secolare del business : “ Io mi metto in tasca il ricavo e qualcun’altro paga i costi”. Io concimo il mio campo col fertilizzante e il pescatore paga il costo dell’eutrofizzazione delle acque. Io brucio il carbone per fare l’elettricità e la società paga il costo delle cure mediche per le emissioni di mercurio e le piogge acide. Tutte queste strategie sono variazioni su un unico tema : la monetizzazione dei Beni Comuni ( Commons vedi Ivan Illich). La capacità della Terra di assorbire vari tipi di rifiuti è una forma di Bene Comune così come la ricchezza del suolo, le falde acquifere, i mari. Il tempo libero collettivo nelle società dev’essere altrettanto considerato un Bene Comune che viene distrutto quando gli inquinatori devastano tutto e lasciano da pulire agli altri.

IO mi metto in tasca il guadagno e lascio agli altri i costi da pagare” riflette l’organizzazione mentale del Sé Separato in cui IL TUO BENESSERE E’ TOTALMENTE DISCONNESSO DAL MIO. Chissenefrega di cosa succede a te ? Se sei povero, ricco, se sei in prigione, che mi importa fino a quando io riesco a isolarmi efficacemente dall’inquinamento sociale e ambientale che c’è in giro ? Che mi frega se il Golfo del Messico sta morendo inondato dal petrolio ? Io vivo da tutt’altra parte del mondo. Che me frega che negli Oceani ci sia tanta plastica da farci una scia lunga 10.000 miglia. Da una prospettiva di separatezza questo non importa, noi ci isoliamo dagli effetti delle nostre azioni. Ma dalla prospettiva del Sé Connesso, connesso con le altre persone e con la Terra, il tuo benessere è inseparabile dal mio, perché tu ed io, fondamentalmente, non siamo separati. L’internalizzazione di tutti i costi è semplicemente l’applicazione del principio :” Faccio agli altri quello che faccio a me”. Internalizzare i costi è coerente con la cultura del dono. Nel cerchio del dono, la tua buona fortuna è la mia, è la tua perdita secca è la mia, perché nel primo caso avrai di più da donare, nel secondo no.

Se io dipendo da te per i doni che mi dai è illogico che io ti impoverisca per arricchirmi. La decisione migliore è quella che arricchisce tutti : la società e il pianeta. Un economia sacra mette in pratica questo principio.

(…)

Dobbiamo creare un sistema che allinei l’interesse individuale con il bene di tutti. I costi esternalizzati verranno pagati dalle generazioni future.

Nell’infanzia dell’umanità, quando il mondo sembrava uno spazio infinito per accogliere la nostra crescita non c’era bisogno di mettersi d’accordo su quanti pesci pescare, quanti alberi tagliare, quanta aria inquinare. Oggi è impossibile ignorare i limiti dell’ambiente. Abbiamo il potere di distruggere la Terra. Lei è vulnerabile, come un’ amante per l’amato. In questo senso non è appropriato pensare alla Terra come Madre Terra. Un bambino prende senza limiti. Ma fra due amanti è diverso.

Le risorse naturali ( acqua, aria etc.) saranno sacre per noi, cos’ sacre che non credo le chiameremo più risorse, sarebbe come se chiamassimo gli organi vitali del nostro corpo : “risorse” e sognassimo di distruggerli. Attualmente noi distruggiamo i nostri organi vitali per scopi analoghi a quelli con cui distruggiamo gli organi vitali della Terra. Se comprendiamo il concetto del Sé Connesso, allora capiamo che quel che facciamo alla Terra lo facciamo a noi stessi. Vogliamo dare alla Terra e non solo prendere. C’è un’unità cosmica fra il dare e il ricevere. Non è strano che gli antichi adorassero il sole, il sole dà senza chiedere niente in cambio, è una manifestazione di generosità, dà potere a tutte le forme viventi. Gli antichi ringraziavano il sole perché continuava a scintillare, sentivano la gratitudine. Così opera il cerchio dei doni. Non siamo separati, nemmeno dal sole e talvolta possiamo concepirlo come un sole interiore con cui irradiamo tutti gli altri con il calore e la luce della generosità.

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