Chapter 21: Lavorare in Regalo

tradotto da Giuliana Ruberti

E’ strana la nostra situazione qui sulla terra. Ognuno di noi viene per una
breve visita, senza sapere perché, eppure talvolta sembra per un proposito
divino. Se pensiamo alla vita quotidiana, c’è una cosa che dobbiamo sapere :
siamo qui per il bene degli altri.  − Albert Einstein

AVER FIDUCIA NELLA GRATITUDINE

La domanda viene posta in continuazione: come posso condividere i miei
doni nell’economia monetaria di oggi e anche guadagnarmi di che vivere ?
Alcune delle persone che fanno questa domanda sono artisti, guaritori o
attivisti che disperano di trovare un modo per “ farsi pagare per” quello che
fanno per gli altri. Alcuni hanno un lavoro di successo o una professione ma
hanno cominciato a sentire che c’è qualcosa che non va nel modo in cui si
fanno pagare per i loro servizi. In effetti mettere un prezzo a un servizio o
anche a beni materiali, viola lo spirito del Dono. Quando noi entriamo nella
mentalità del Dono, trattiamo le nostre creazioni come doni per le altre persone
del mondo. E’ contrario alla natura del dono, specificare in anticipo quale
dovrà essere il dono di ritorno, quindi non si tratta più di dare ma di baratto, di
vendita. Inoltre molte persone, in particolare artisti, musicisti, guaritori, vedono
il loro lavoro come qualcosa di sacro, ispirato da una sorgente divina e dotato
di infinito valore. Dargli un prezzo sarebbe una svalutazione, un sacrilegio. Ma
sicuramente l’artista merita di essere compensato per il suo lavoro, giusto ?
L’idea che sta dietro la parola “compenso” è che lavorando tu hai sacrificato il
tuo tempo. L’hai speso facendo un lavoro anziché qualcos’altro che volevi fare.
Un altro contesto in cui usiamo questa parola è intentare una causa, per esempio
quando qualcuno cerca una compensazione per una ferita, per un dolore e una
sofferenza. In un economia che meriti l’aggettivo di “sacra”, il lavoro non può
più essere una ferita, una lesione del proprio tempo o della propria vita; non può
più essere una questione di dolore e sofferenza. Un’economia sacra riconosce
che gli esseri umani desiderano lavorare : desiderano applicare la loro forza
vitale per esprimere le loro doti. Non c’è posto in questo modo di vedere per
il “compenso”. Il lavoro è una gioia, un motivo di gratitudine. Al suo meglio
va oltre il prezzo. Non suonerebbe blasfemo compensare Michelangelo per la
Cappella Sistina o Mozart per il Requiem ? Non c’è una somma finita di denaro
sufficiente per scambiarla col divino. Delle più sublimi opere, l’unica cosa che
possiamo fare è regalarle.

Anche se pochi fra noi arrivano al genio di Mozart, siamo tutti capaci di lavoro
sacro, siamo capaci di connetterci attraverso le nostre abilità a qualcosa di più
grande di noi. A volte prende forma attraverso di noi usandoci come strumento
per manifestarsi sulla Terra.

Potete vedere come suona strano il concetto di “compenso” per questo tipo
di lavoro ? Potete sentire il disonore nel vendere una creazione sacra ? Non
importa quale sia il prezzo, avete venduto voi stessi per poco e avete venduto la
fonte da cui questo dono proviene. Voglio dirlo in questo modo :” Alcune cose
sono troppo belle per essere vendute. Possiamo solo regalarle”.

Sorgono immediatamente delle domande nel lettore. Nonostante quanto
detto prima potrete ritrovarvi a pensare :” Ma un artista non merita di essere
compensato per il suo lavoro ?” Le intuizioni della separatezza sono molto
radicate ! Riformuliamo la domanda :” Colui che dona grandi doni merita di
ricevere grandi doni in cambio ?” La risposta, nella misura in cui “ merita”
significa qualsiasi cosa, è sì. In un economia sacra questo accadrà attraverso
i meccanismi della gratitudine anziché quelli della compulsione. L’attitudine
del venditore è : “Io ti darò questo dono ma solo se tu mi paghi, solo se mi dai
quello che vale”. ( Indipendentemente dal prezzo il venditore sentirà che ha
preso poco). L’attitudine del donatore invece è :” Io ti darò questo dono e ho
fiducia che tu mi darai ciò che ritieni appropriato”. Se tu dai un grande dono e
non c’è gratitudine che torna indietro, forse è un segno che hai dato alla persona
sbagliata. Lo spirito del Dono risponde ai bisogni. Generare gratitudine non è
lo scopo del dono; è un segno, un indicatore che il dono è stato ben dato, che ha
soddisfatto un bisogno. Questa è un’altra ragione per cui io sono in disaccordo
con certi maestri spirituali che affermano che una persona veramente generosa
non desidera ricevere niente in cambio, nemmeno la gratitudine.

Ora rendiamo la cosa più pratica. Dopo aver lottato a lungo con questo
problema, ho realizzato che mentre sembra brutto far pagare il mio lavoro,
sembra bello accettare denaro da persone che si sentono grate di averlo
ricevuto. Il livello di gratitudine è unico e individuale. Non posso sapere in
anticipo quanto valore avrà per voi questo libro; nemmeno voi potete saperlo in
anticipo. Lewis Hyde illustra questo punto in modo assai illuminante :
“ Può essere più chiaro ora perché io affermo che mettere un prezzo a un
servizio, distrugge la forza della gratitudine”. Il punto è che una conversione
in denaro, in senso generale, non può essere determinata in un tempo dato.
Non possiamo predire quali saranno i frutti del nostro lavoro; non possiamo
nemmeno sapere se lo finiremo. La gratitudine richiede che ci sia un debito non
pagato e noi saremo motivati ad agire solo fino a quando ci sentiamo in debito.
Quando smettiamo di sentirci in debito, noi smettiamo con la gratitudine.

Vendere un dono in formazione quindi falsifica la relazione ; implica che il
dono di ritorno sia già stato fatto quando invece non può essere fatto finché la
sua formazione non è finita. Una tariffa prepagata differisce il peso del dono
e lo depotenzia nel suo essere agente di cambiamento. Le terapie e i corsi
spirituali che vengono venduti tendono a risucchiare l’energia richiesta per una
conversione in un avversione dolorosa piuttosto che far sentire l’attrazione per
una condizione interiore più alta.

In accordo con questo io ho intrapreso tutti i passi che potevo per condurre il
mio lavoro in allineamento con lo spirito del dono. Per esempio ho reso il più
possibile accessibili gratuitamente i miei video e i miei scritti e ho invitato i
lettori a farmi un dono in cambio che riflettesse il loro grado di gratitudine.
Questo dono non doveva andare necessariamente a me. Se la gratitudine è per
l’universo che ha reso possibile e disponibile il mio lavoro, allora un modo
appropriato di donare è quello del “pay forward “ : paga dopo o ripaga qualcun
altro.

Uso lo stesso modello nelle conferenze pubbliche. Quando mi chiedono la
mia tariffa come relatore, io dico che non ho tariffa. Di solito chiedo che
mi paghino le spese di viaggio, poi dico : “Vedete voi, datemi una qualsiasi
somma, anche niente, qualcosa che vi lasci con un senso di chiarezza, equilibrio
e appropriatezza, una somma che rifletta la vostra gratitudine perché sono
venuto da voi. Questa non è una formula , è lo spirito che si adatta ad ogni
situazione, perché ogni situazione è unica. Se loro hanno un onorario standard
per il relatore, io non insisto necessariamente che facciano un ‘eccezione per
me. Più spesso qualcuno mi dice quanto hanno desiderato quel che io avevo
da offrire. Voglio dare i miei doni dove sono voluti e i soldi sono solo uno dei
modi per comunicare questo desiderio.

E’ importante non far diventare il “vivere nel dono” un feticcio o uno standard
di virtù. Non fatelo per essere buoni. Fatelo per sentirvi bene. Se vi capita di
rallegrarvi per un grosso assegno che ricevete (come capita a me) va bene !
Noi umani siamo felici di ricevere grandi doni. Perfino se tu ti trovi ( ancora,
come capita a me) semplicemente misero, risentito e annaspante prendi nota di
questo come una cosa buona.

La strada per il dono è assai lunga, molto distante da quello che siamo
diventati. Io mi vedo come un esploratore di nuovi (e antichi) territori, e imparo
dalle scoperte degli altri e dai miei errori.

Quando io organizzo dei ritiri, mi faccio pagare solo la stanza, il vitto e altre
piccole spese e per il resto invito al dono. Mi ci è voluto un po’ di tempo
per entrare nello stato di consapevolezza che fa funzionare questo modo di
agire. Se io mi offendo per quelli che non danno niente, se io intendo, tramite
l’enunciazione di grandi principi, costringere o manipolare le persone a dare
di più di quello che la genuina gratitudine detta loro, o se io sottilmente
colpevolizzo le persone perché diano, mettendo l’accento sul mio duro
lavoro, sacrificio o sul diritto che mi viene dalla povertà, allora non sono
per niente nello spirito del dono. Vivo invece in una sottile mentalità di
scarsità o di chiedere l’elemosina e puntualmente il flusso dei doni si blocca
immediatamente.

Non solo le persone si frenano nel dare ma anche le mie sorgenti di dono si
seccano nello stesso modo.

Quando le mie intenzioni di dono sono autentiche succede che i doni in entrata
eccedono o pareggiano i doni in uscita. A volte il veicolo del dono di ritorno è
misterioso, non direttamente tracciabile o non collegabile per nulla a qualcosa
che io ho dato, eppure, quando arriva porta con sé in qualche modo lo spirito
di chi lo ha offerto. A volte solo un sottile legame simbolico e di sincronicità
connette il dono che ho dato con quello che ho ricevuto. La mente razionale
dice che il dono ricevuto non ha niente a che vedere con il dono che ho dato –
“lo avresti ricevuto lo stesso” – ma il cuore sa che non è così.

Siccome i doni tornano indietro in ritardo, mentre ci incamminiamo in una
vita basata sui doni, dobbiamo vivere per un certo tempo nella fiducia. Senza
nessuna certezza del ritorno impariamo se realmente vogliamo vivere così.
L’ego lotta e tira indietro tentando di trovare qualche beneficio garantito. Se non
avrò denaro, almeno posso pubblicizzare la mia generosità per ricevere elogi.
Potrei segretamente congratularmi con me stesso e sentirmi superiore a quelli
che sono meno nel dono di me. Nella mia personale esperienza ogni nuovo
passo nel dono fa paura. La resa dev’essere reale sennò non ci sarà nessun
ritorno.

BUSINESS IN THE GIFT ( AFFARI E DONO)

Ora applichiamo il modello ad altri tipi di affari. Ci sono già un certo numero
di imprese che hanno rafforzato l’economia del dono in modi creativi. Io non
voglio sostenere che il mio modello sia il migliore o il solo modo di vivere nel
dono. Stiamo facendo i pionieri di un nuovo tipo di economia ed occorreranno
un po’ di prove ed errori per arrivare a quello giusto. Offrirò alcuni esempi di
persone che fanno affari secondo i principi del dono che ho presentato :
1) E’ il ricevente a determinare il prezzo ( il dono di ritorno) e non chi dà.
2) 2) Il dono di ritorno viene scelto dopo che il dono iniziale è arrivato e
non prima. A Berkeley in California, c’è Karma Clinic che cura persone
con la medicina olistica sulla base del dono per la durata di 2 anni. Dopo
la consultazione o il trattamento la persona riceve un conto che dice :” La
tua consultazione è un dono generoso di qualcuno che è venuto prima di
te. Se ti piace lasciare un dono per qualcun altro con questo spirito, puoi
farlo, ma sei libero di scegliere. I doni monetari o di altro genere possono
essere lasciati nella cassetta dei doni di Karma Clinic o essere spediti
a …” Ad Ashland in Oregon si è costituita un’altra clinica basata sul dono,
si chiama Gifting Tree ( L’albero del Dono). Ce ne sono senza dubbio
molte altre nei dintorni e sembrano farcela. Il Victoria Attunement Center
ha operato unicamente sulla base del dono dal 1982 al 1988 e secondo il
suo fondatore Will Wilkinson, si è mantenuto completamente da solo con
più di 300 clienti al mese. Il modello del dono è stato applicato anche ai
ristoranti. Il “One World” a Salt Lake City, attivo sin dal 2003, il SAME
( So May Eat) ( il senso dell’acronimo è : così puoi mangiare) a Denver
attivo sin dal 2008, Il “Better World Cafè” in New Jersey, che ha aperto
nel 2009, “Karma Kitchen” a Berkeley e molti altri che operano solo
sulla base di donazioni e molti di loro servono per di più cibo biologico.
Recentemente l’idea è entrata nella corrente di pensiero in voga quando
la catena di ristoranti Panera Bread ha aperto un negozio paga-quello-
che-vuoi a St.Louis, Missouri. Il menu è esattamente lo stesso degli
altri ma i prezzi sono indicati solo in linea generale. Ai clienti viene
chiesto di pagare quel che sentono giusto. C’è un cartello alla cassa che
dice :”Prendi quel che ti serve, lascia la tua gentile quota”. Se questo
esperimento funziona, la ditta ha intenzione di diffondere questo modello
in tutto il paese. Mi chiedo se loro hanno compreso di essere pionieri non
solo di un modello di virtù civile ma anche di un modello economico per
il futuro.

Su Internet, ovviamente, fiorisce, un’enorme economia del dono. Versioni di
tutti i maggiori tipi di prodotti software sono disponibili gratuitamente. Per
esempio Open Office, prodotto da uno sforzo collaborativo di centinaia di
programmatori volontari, è scaricabile gratuitamente. Esito a usare questo
avverbio perché queste parole implicano il ripudio di qualsiasi dono di ritorno.
L’organizzazione Open Office accetta donazioni e incoraggia chi ha scaricato il
software a contribuire in vari modi. Molte band offrono la loro musica
gratuitamente on line. I più notevoli pionieri del modello economico del dono
sono stati i Radiohead, che hanno offerto nel 2007 il loro album “In Rainbows”
sulla base del paga-quel-che-vuoi. Nonostante quasi i 2/3 abbiano scaricato
gratuitamente, centomila hanno scelto di pagare qualche dollaro e milioni di
copie sono state acquistate su iTunes, come CD, e attraverso altri canali. Le
critiche hanno negato che questo fosse un successo e l’hanno trattato come
un’anomalia resa possibile dal fatto che i Radiohead sono un’icona, eppure il
modello di base continua a proliferare specie nell’industria musicale quando i
tradizionali canali di distribuzione diventano impraticabili per la maggior parte
delle band. Stupefacente che anche un gruppo di avvocati abbia incorporato
questo elemento del paga-quel-che-vuoi nella loro professione. Si
chiamano “The Valorem Law Group” una catena di studi che ha la sua base a
Chicago, hanno aggiunto alla loro fattura, sopra la voce del totale dovuto, una
casella con scritto “ Aggiustamento del valore”, il cliente scrive un numero
positivo o negativo e aggiusta il costo finale col pieno consenso degli avvocati.
Sono pieno di ammirazione per questo gruppo, perché da un punto di vista
legale tutto ciò sembra piuttosto folle. Qualcuno potrebbe aggiustare il conto in
modo da non pagare niente e gli avvocati non potrebbero fare nessun ricorso
legale.

Ora generalizziamo questi esempi in un più ampio e applicabile modello
economico. I fondamenti sono abbastanza semplici. La prima cosa è far pagare
solo i costi diretti. Se per esempio fai un’installazione idraulica per qualcuno,
fai pagare i materiali, la benzina per arrivare e metà giornata del tuo pagamento
di affitto camion, mutuo per la ditta. Devi chiarire al cliente che il tuo tempo, il
tuo lavoro, e la tua diagnosi sono un dono. Il conto deve riportare i costi totali,
più una linea vuota con scritto “Dono” e alla fine la somma totale. Una variante
di questo modello è fare come gli avvocati “Valorem” scrivere la tariffa
normale e poi la casella con “ Aggiustamento della cifra” o “ Aggiustamento
di gratitudine”. La maggior parte delle persone vorranno pagare il prezzo di
mercato, ma voi potrete spiegare che possono modificare la parcella verso
l’alto o il basso secondo il loro grado di soddisfazione o insoddisfazione sul
lavoro ricevuto. Un’altra variante è non far pagare nulla ma delineare varie
voci come “costo dei materiali” “ spese di gestione” “ore di lavoro” così il
ricevente può scegliere di non pagare nulla ma almeno ha queste informazioni.
A “Karma Clinic” c’è la storia scritta dei doni. Le donazioni sono spesso
accompagnate da storie che aiutano chi riceve ad apprezzare il valore del dono
ricevuto.

Il modello dell’economia del dono non è così distante come potreste pensare
dalle pratiche economiche standard. Oggi una comune tattica di negoziazione
è :” Guarda questi sono i miei costi : io non posso andare più giù di così”. Non
è poi un così grande cambiamento di prospettiva dire “ Qui ci sono i miei costi,
pagami secondo il valore che ritieni di aver ricevuto”. Spesso il cliente avrà
un’idea del mercato dei prezzi e dei servizi che gli state offrendo e se c’è una
genuina umanità nella relazione economica, vi darà una somma molto vicina
a quella indicata. Se paga un di più rispetto al prezzo base, puoi interpretarlo
come un segno di gratitudine. Se qualcuno ti è grato per quello che gli hai
dato tu desideri dargli di più. Se qualcuno è ingrato, tu sai che il dono non è
stato pienamente compreso e probabilmente sceglierai di non donare più a
quella persona. Trasferito in una relazione economica, questo significa che
sceglierai di non commerciare più con chi ti paga poco o niente oltre i tuoi costi
e preferirai qualcuno che usa il denaro come un gettone per comunicare il suo
alto grado di gratitudine. E’ così che dovrebbe essere. Alcune persone hanno
bisogno dei nostri doni molto più di altre. Se hai del pane vorrai darlo a chi è
affamato.

I segni di gratitudine ci orientano verso la migliore espressione dei nostri doni.

Così, proprio come succede oggidì, uno che commercia tende a farlo con
chi paga di più ( sebbene espressioni non monetarie di gratitudine entrino nel
gioco). Questo è diverso dal tendere a fare affari solo con chi offre di più.
La differenza è che – restando nello spirito del dono – il prezzo non viene
dichiarato all’inizio. All’inizio si offre il dono e solo dopo che è stato ricevuto ci
può essere un dono di ritorno.

Non posso evitare di notare un parallelo fra questo tipo di approccio e i vari
studi sulle teorie di gioco per quanto riguarda l’altruismo e il dilemma del
prigioniero. Dai un’occhiata su Wikipedia a “tit-for-tat” per avere qualche
notizia in più sull’argomento. Essenzialmente in molte situazioni in cui vi sono
ripetute interazioni fra entità separate con vari tipi di premi per la cooperazione
o il tradimento, la strategia ottimale è di cooperare inizialmente e di vendicarsi
solo contro qualcuno che non ha cooperato. Un ragionamento analogo mi porta
a pensare che il modello di business che ho delineato può essere attualmente di
maggiore successo nel tempo rispetto al modello standard.

Siccome la mentalità del dono ci è così estranea, al giorno d’oggi, fare attività
commerciali nello spirito del dono richiede un po’ di preparazione.
Io trovo che se pubblicizzo un evento etichettandolo come “ proveniente da
donazioni”, le persone spesso lo trattano come una cosa da scartare e pensano :”
O dev’essere qualcosa che non vale niente o dev’essere molto importante se
non ce lo fa pagare”. Arriveranno sempre in ritardo o non arriveranno affatto,
o verranno con aspettative molto scarse. Pagare un prezzo è un tipo di rituale
che invia un messaggio all’inconscio : “ questa è una cosa che vale” o “lo
sto facendo davvero”. Io e molti altri stiamo sperimentando modi migliori di
avvalersi del beneficio del pagamento pur restando sinceramente nello spirito
del dono. Siamo all’inizio di una nuova era, quindi dobbiamo fare un po’ di
pratica e di sperimentazione.

Ovviamente, nel momento in cui sto scrivendo questo libro, la maggior parte
delle corporations e dei proprietari di imprese commerciali non sono pronti per
incamminarsi in un modello economico basato sul dono. Va bene lo stesso – si
tratta solo di dargli una piccola spinta ! Semplicemente aumentando il “furto”
dei loro prodotti, per es. scaricando illegalmente o copiando contenuti digitali
quali canzoni, film, software e così via. Poi se vi sentite grati a quelli che li
hanno prodotti, mandategli del denaro. Sarei molto felice se voi faceste lo
stesso con questo mio libro. E’ dura farlo illegalmente, ma, poiché io non esigo
diritti di copyright ( scommetto che non avete letto la pagina del copyright
attentamente anche se non è prolissa come al solito) il contenuto è disponibile
online senza dover pagare nulla. Tuttavia se volete “rubare” questo libro,
mi piacerebbe ricevere da voi una somma in denaro che rifletta la vostra
gratitudine – ed è il contrario di obbligarvi a pagare una somma che l’editore ha
deciso come valore del libro. L’esperienza della lettura per ogni persona è del
tutto unica : per alcuni potrebbe essere una perdita di tempo, per altri potrebbe
essere qualcosa che gli cambia la vita. Non è assurdo ricevere lo stesso identico
dono di ritorno da ambedue ?

LE PROFESSIONI SACRE

Il modello del dono risulta naturale specie per certe professioni in cui il valore
che viene dato è qualcosa di intangibile. Musicisti, artisti, prostitute, guaritori,
counselors e insegnanti, tutti offrono doni che vengono degradati quando
assegniamo loro un prezzo. Quando ciò che offriamo è sacro per noi, allora
l’unico modo di offrirlo è quello di offrirlo come un dono. Nessun prezzo sarà
abbastanza alto da riflettere la sacralità dell’infinito. Diminuirei il mio dono se
chiedessi un onorario come conferenziere.

Se voi appartenete a una delle succitate professioni, potreste cominciare a
considerare di di sperimentare un modello economico basato sul dono – ma
ricordate, se vorrete usare questo come un sistema più astuto per essere pagati
di più, non funzionerà. Le persone sono in grado di percepire i finti doni,
quelli che servono a garantirsi lauti guadagni successivi. In tutte le succitate
professioni l’intangibile diventa veicolo di qualcosa di tangibile ed è solo
il primo quello che vuole naturalmente abitare nel regno del dono. Questo
è attualmente vero per ogni professione. Sempre c’è qualcosa che va oltre
il quantificabile, oltre i prodotti e oltre il prezzo. Ogni professione è quindi
potenzialmente sacra. Considera l’esempio dell’agricoltura. Che cosa rende il
cibo – qualcosa di tangibile – veicolo del sacro ?

− E’ stato coltivato da qualcuno che ha molta cura delle sue qualità estetiche
e nutritive.
− E’ stato cresciuto in un modo che arricchisce l’ecosistema, il suolo, l’acqua
e la vita in generale.
− La sua produzione e lavorazione sono un contributo a una società sana.

In altre parole, il cibo sacro abita e cresce dentro una rete di relazioni sociali e
naturali. E’ stato coltivato con amore per le persone e per la terra, non un amore
astratto, un amore per questa terra su cui cresce e per queste persone che lo
mangeranno. Non possiamo amare anonimamente. Avete presente quel freddo
sentimento che viene dal ricevere una carità che non crea legami. Invece ora
qualcuno sta coltivando del cibo sacro proprio per me !

Quando noi vediamo il nostro lavoro come sacro, cerchiamo di farlo bene per
quello che significa, non “ abbastanza bene” per qualcosa di esterno come il
mercato, il voto, le leggi. Un costruttore che faccia lavoro sacro impiegherà
materiali e metodi che possono essere nascosti nei muri, che nessuno se
ne accorgerà per secoli. Lui non ne ricava un beneficio razionale, solo la
soddisfazione di averlo fatto bene. Altrettanto il proprietario di una ditta che

paga un salario superiore alla media o una manifattura che supera gli standard
ambientali. Non hanno un’aspettativa razionale di guadagno, eppure fanno un
guadagno, talvolta in modi del tutto inaspettati.

L’inaspettato ritorna in perfetto accordo con la natura del Dono : come Lewis
Hyde dice : “Un dono sparisce dietro l’angolo, nel mistero “ e poi, non
sappiamo come ma si rimette in viaggio per tornare a noi.

Un altro modo per vedere i frutti inaspettati che sorgono dal mistero è che
quando noi viviamo nello spirito del dono accadono cose magiche.
La mentalità del Dono è una specie di fede, un modo di arrendersi – e questo
è il prerequisito perché i miracoli accadano. Dalla prospettiva del Dono,
diventiamo capaci dell’impossibile.

Ho incontrato un uomo in Oregon che possiede una ditta specializzata
in attrezzature per anziani a basso costo. Questo – lui dice – è un lavoro
impossibile. Sottoposto a molti e continui conflitti da parte delle istituzioni
mediche, delle compagnie assicurative, delle leggi del governo, della povertà
dei residenti, della crisi finanziaria generale, la sua ditta era andata in crisi. La
settimana in cui sono andato a trovarlo, due dei suoi più forti rivali nel settore,
lo pregavano di comprare le loro costose attrezzature per anziani. Eppure
quest’uomo aveva costruito un business in crescita, un luogo di lavoro in cui si
stava bene e un ambiente umano che era da prendere a modello per l’industria.
Come aveva fatto ? “Ogni giorno – disse – io vado in ufficio per fronteggiare
un cumulo di problemi impossibili. Non posso immaginare in che modo
risolverli. Così faccio l’unica cosa che sono capace di fare : mi chino a servire.
Allora, come per magia, l’intera soluzione mi casca in mano”.

Gli unici che si piegano a servire sono gli artisti. Vedere il lavoro come
qualcosa di sacro è mettersi al servizio e così diventare uno strumento del
sacro. Più in specifico e paradossalmente, noi diventiamo gli strumenti di
ciò che creiamo. Sia che si tratti di materiale umano, di creazioni sociali
noi ci mettiamo all’umile servizio di qualcosa di pre-esistente anche se
non ancora manifesto. E’ così che l’artista vive nella meraviglia per la sua
creazione. Io provo questo sentimento di meraviglia quando leggo ad alta voce
qualche capitolo del mio libro “L’Ascesa dell’Umanità” : “ Ma questo non è
possibile che l’abbia scritto io”. Questo libro ha la sua propria identità, è nato
attraverso di me ma non è una mia creazione, non diversamente da quanto
succede ai genitori che mettono al mondo un bambino o al contadino con una
coltivazione di spinaci. Queste cose trasmettono l’impulso della vita, le creano
uno spazio per crescere, ma non hanno bisogno di conoscere i dettagli della
differenziazione cellulare. Anch’io ho nutrito il mio libro in crescita con ogni
risorsa disponibile e l’ho fatto nascere con un terribile lavoro dal mio utero
mentale a una forma fisica e lo conosco intimamente in ogni sua sfumatura,
eppure ho sempre la certezza che esistesse già al di là della mia capacità
inventiva.

Può un genitore sentirsi veramente il creatore del suo bambino ? No. Sarebbe
una forma di furto. Né io voglio ricavare crediti dalla bellezza della mia
creatura. Io sono al suo servizio.

Ho scritto questo per mostrare che la stessa logica dei Padri Fondatori, Thomas
Paine e Henry George, applicata alla terra è da applicare altrettanto ai frutti del
lavoro umano. Essi esistono al di là di noi – noi siamo camerieri al loro servizio,
così come siamo camerieri della terra e non proprietari. Così come queste cose
sono state date a noi, noi dobbiamo darle a nostra volta. Questa è la ragione
per cui noi siamo spinti a fare business nello spirito del Dono. Questo è bene
e giusto perché ci allinea con la verità. Ci apre a un flusso di ricchezza che
scorre ben al di là delle nostre previsioni. Questa è l’origine di ogni grande idea
o invenzione. “Mi è arrivata”. Come possiamo avere la presunzione di esserne
i padroni ? Possiamo solo darla a nostra volta e poi tenere aperto il canale
attraverso cui continueremo a ricevere doni sacri, in diverse forme, da altre
persone e questo è quanto.

Come incentivo a passare al modello economico del Dono, osserva che per
molte professioni sacre, il vecchio modello non funziona più. Qui nella piccola
città di Harrisburg, Pennsylvania, che non è esattamente il posto più progredito
della terra, tuttavia ci sono letteralmente centinaia di annunci di scuole di
medicina olistica e di terapeuti nel network locale di Salute Olistica. Centinaia.
E probabilmente almeno la metà di queste persone con i loro programmi di
yoga terapia, naturopatia, ipnoterapia, cura con gli angeli, con i cristalli, cranio-
sacrale, Reiki, nutrizione olistica, massaggio terapia, hanno in mente una
futura carriera in uno studio di salute olistica, vedendo clienti per 85 $ o 120$ a
seduta. E’ impossibile, solo pochi realizzeranno questo sogno. Eppure le scuole
e i programmi di addestramento continuano a sfornare nuove leve di terapeuti.
Presto o tardi la maggior parte di loro dovrà abbandonare il modello delle
sedute con i pazienti e offrire le sue competenze come dono.

Ciò che sta succedendo in queste professioni succede in ambito più generale.
Possiamo ascriverlo a una competenza in eccesso, alla pressione del debito, alla
caduta nel ritorno degli investimenti, o a qualche altro fattore economico, ma
il fatto è che il vecchio modello di profitto è in crisi. Come i terapeuti olistici
che ho descritto, presto collettivamente non avremo più scelta se non adottare
un modello differente in massa. Nella vecchia economia le persone cercavano
lavori e carriere per guadagnarsi la vita. Dal punto di vista della sopravvivenza,
niente è così sacro da non poter essere venduto. Se lavori per la sopravvivenza,
come nelle miniere di piombo in Cina, non ti sembrerà male negoziare e
domandare il prezzo più alto possibile per il tuo lavoro. Un altro modo di
guardare a tutto questo è che la sopravvivenza di se stessi e dei propri cari è
essa stessa un’impresa sacra. Voglio inserire una nota di gentilezza e realismo
in questa discussione. Per piacere non pensate che io stia invocando qualche
standard di santità, altruismo o sacrificio di sé. Non guadagnerai il regno dei
cieli se accetti un salario inferiore. Se adesso la tua principale preoccupazione
è la sopravvivenza o la sicurezza, il lavoro non sarà per te una strada di
espressione dei tuoi doni. Il tuo lavoro sarà solo un lavoro, qualcosa che tu
fai principalmente per denaro e potrai lasciarlo o cambiare radicalmente solo
quando non avrai più urgenze finanziarie. E anche se tu senti di essere stufo
di vivere la vita che qualcuno ti paga per vivere ma che non è la tua, la vita di
uno schiavo obbligato a lavorare o morire, questo non significa che “dovrai”
superare le tue paure e lasciare il lavoro pensando che tutto sarà OK.

Vivere nel dono non è un’ altra cosa che ci si aspetta tu faccia per essere una
brava persona. La paura non è il nuovo nemico nella nostra continua guerra
contro sé, il successore dei vecchi mostri della paura e dell’ego. L’economia
sacra fa parte di una rivoluzione più ampia dell’essere umani: internamente è la
fine della guerra contro di sé, esternamente è la fine della guerra contro la
natura. E’ la dimensione economica di una nuova era, l’Era della Riunione. Così
se ti ritrovi schiavo di un lavoro, a lavorare solo per i soldi, a “fare abbastanza
bene” e non “ questa è la cosa più bella che io riesco a fare”, vi spingo a non
lasciare questo lavoro fino a che non sarete pronti e solo quando sarete pronti.
Forse ora vedete il vostro lavoro come un dono per voi stessi, come una fonte
di sicurezza quasi come una seconda pelle. La paura non è il nemico, a dispetto
di quanto vanno dicendo molti maestri spirituali, uno la definisce “ l’opposto
dell’amore”, l’altro “ una gioia congelata”. La paura è un guardiano che ci tiene
in un posto sicuro in cui crescere, potreste dire che anche la paura è un dono.
Dopo, quando siamo cresciuti, la paura, che una volta aveva una funzione
protettiva, diventa limitante e noi desideriamo venire alla luce. Credi in te
stesso ora e continuerai a credere in te anche quando i tuoi desideri ti
spingeranno a superare le vecchie paure e a entrare in un regno più grande e più
luminoso. Quando il momento della nascita comincia, non riuscirai più a
fermarti. Mettere fine alla lotta per essere bravo, significa anche che non è
necessario il sacrificio o l’abnegazione di sé. Diamo perché vogliamo, non
perché dobbiamo. La gratitudine, riconoscere di aver ricevuto e il desiderio di
restituire sono il nostro innato stato di “default”. Come potrebbe non essere così
quando la vita, il respiro e il mondo sono doni ? Quando perfino il frutto del
nostro lavoro è oltre la nostra capacità inventiva ? Vivere nel dono è riunirci
con la nostra vera natura.

Mentre ti incammini nella mentalità del dono lascia che siano i tuoi sentimenti a
guidarti.

Lascia che il tuo dare sorga dalla gratitudine e non dal desiderio di conquistare
qualche grado di virtù.

Forse i primi passi saranno piccoli: aggiungici qualche piccolo extra, fai piccoli
favori senza tener conto delle ricompense che potrai ottenere. Se sei a capo di
un’azienda puoi convertirne una piccola parte nel modello del dono. Qualunque
passo tu faccia, sappi che stai preparando l’economia del futuro.

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